












Photo: Michela Pedranti
Studiolo è lieto di presentare il primo di due capitoli che saranno dedicati al lavoro di Valeria Carrieri (Roma, 1987). Dal 1 al 5 Aprile 2025, durante tutta la settimana dell’art week milanese, sarà possibile visionare “Dafne Suite, il Diluvio”; project room nella quale due grandi progetti parietali site-specific, anticiperanno quella che, il 15 Maggio, sarà parte della quinta che abbraccerà e interagirà della sua personale, accogliendo una serie più ampia di lavori come dipinti, ceramiche e sculture in cartapesta.
“[...] Il tenero petto si fascia di una fibra sottile, i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami; il piede poco prima cosi veloce, resta inchiodato da pigre radici, il volto svanisce in una cima. Conserva solo la lucentezza [...]”
Nel mito descritto da Ovidio nelle sue Metamorfosi, Cupido, indispettito dalle provocazioni di Apollo, decide di punirlo scagliando due frecce di opposto potere: una che suscita amore e un’altra che lo nega. Questo il retroscena che sta dietro alla storia di Apollo e Dafne, rispettivamente bersagli di questi due dardi e protagonisti di una delle storie più iconiche di tutta la classicità; modelli ispiratori per artisti come il Pollaiolo, il Bernini o il Tiepolo e, oggi con altre modalità, ancora oggetto di attenzioni da parte delle nuove generazioni che, interessate a contrastare una -mai veramente risolta- subalternità di genere, si chiedono del perché si sia dovuto agire nel “bloccare” Dafne (impedendole così di vivere una vita libera) e non nel fermare Apollo che la insidiava.
Valeria Carrieri, da sempre focalizzata su una rilettura delle narrazioni dei miti come, in generale, di molte rappresentazioni letterarie antiche, si concentra sulle ambiguità di questo racconto, interrogandosi se questa mutazione in albero abbia segnato per la ninfa un miglioramento o piuttosto una punizione; se il suo cambiamento di stato - supplicato al padre Peneo con la richiesta di “dissolvere la sua figura” per poter sfuggire all’inseguitore - sia stata in verità un’azione repressiva verso un’esistenza più silenziosa (o per dirla con Rebecca Solnit, silenziata), con la motivazione di aver solo disatteso le aspettative dello stesso padre (impaziente di ottenere da lei un genero e dei nipoti), e anche quelle del suo corteggiatore che comunque, anche in forma di foglie di alloro, non mancherà di imporle questa indivisibile unione con la sua chioma. Per l’artista il mito non si esaurisce in questa lettura; affascinante e pieno di altri risvolti, per lei e per molti altri studiosi, è l’idea che un essere umano si trasformi in un qualsiasi elemento vegetale, nella possibile interpretazione che questo sia stato invece un miglioramento del suo stato terreno. In piena sintonia con il pensiero calviniano – che nelle Metamorfosi vede più che dei cambi di stato delle occasioni per raggiungere il valore della contiguità “tra dèi e esseri tra tutte le figure o forme dell’esistente, antropomorfe o meno” – o quello di Jurij K. Š?eglov – che parla invece di “unità e parentela di tutto ciò che esiste al mondo, cose ed esseri viventi” – questo evento è considerabile come una vera e propria elevazione verso una forma di vita più intelligente; quella delle piante, che ci insegnano virtù quali quello della resistenza e la preminenza del modello della simbiosi su quello della competizione per l’evoluzione della vita sulla terra, come evidenziato ne La vie des plantes di Emanuele Coccia.
Procedendo su questo concetto di continua interscambiabilità, cosa succederebbe se la sequenza si invertisse? Se l’albero di alloro ritornasse a riprendere le sembianze di Dafne? Nella prima sala Valeria Carrieri realizza un intervento parietale – volutamente in carboncino e in forma di bozzetto, come a rimarcarne la sua natura ipotetica e la volubilità tipica di un pensiero in divenire – che porta con sé tutti questi ragionamenti ma aggiungendo il seme di questa provocazione; un’ideale liberazione che cambia le carte in tavola e prova a rispondere a quell’interrogativo generazionale.
Nella seconda stanza un'altra immagine apre a un nuovo corpus di lavori ispirati alla rappresentazione della fine del mondo e alla sua rigenerazione. È il diluvio universale, una circostanza a metà tra la storia e il mito di cui ci parla lo stesso Ovidio (qualche pagina prima di Dafne) ma anche la religione nel libro della Genesi; è proprio quello biblico a destare l’attenzione di Carrieri, in questo caso cristallizzato nel momento dell’innalzamento delle acque. Un lavoro in aperto dialogo con l’affresco milanese di Aurelio Luini – dedicato alle Storie dell’Arca di Noé e presente nella chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore – in cui i corpi umani e non umani, rappresentati in forma stilizzata e con un carattere vagamente naïf e leggero, si trovano in balìa delle onde; un contrasto straniante che colpisce l’artista e che, in forma di omaggio, traduce a tutt’altezza sulle pareti della galleria. Nella stessa stanza una grande carta cielo-terra accoglie una rara iconografia in cui gli angeli dell’Apocalisse, sempre secondo il racconto biblico, bloccano i venti. Rappresentati come grandi mascheroni ai quali gli angeli tengono chiusa la bocca sono un tentativo di rappresentare l’umanizzazione delle forze dell’atmosfera ma anche, metaforicamente, una richiesta di tregua in un momento doloroso.
Le due opere, connesse tra loro, ci parlano del timore di un imminente catastrofe. Una contemporanea apocalisse che sembra aleggiare nei nostri ultimi tempi recenti, gonfi di venti di guerra e contraddizioni, ma anche di indispensabili atteggiamenti speranza; una speranza che l’artista riconosce essere connessa a degli interventi di “grazia” più terreni che divini, e che proprio per questo, paradossalmente, ci intimoriscono di più.
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Valeria Carrieri
(Rome 1987 – lives and works in Rome)
Selected and Recent Solo & Duo Shows
2025 Dafne Suite – Il Diluvio, curated by M.C. Valacchi and A. Di Mino, Studiolo Bureau, Milano, Portagioie, a curated by F.P. del Re e S. de Nichilo, Casa Vuota, Rome, Il Crepaccio Instagram Show, curated by Carolin Corbetta; 2024 Nei giardini non dorme l’erba / IUNO Commission #9, curated by Cecilia Canziani e Ilaria Gianni, with a text of Giulia Gaibisso, IUNO, Rome, Slow Metabolism, curated by IFE Collective, Meeting Gardens festival, Vicenza, Nei giardini non dorme l’erba (atto II), RISMA, Rome
Selected and Recent Group Shows
2025 Drawingsssssss, Studiolo, Milan, Intorno alla Stella, Nashira Gallery, Milano; 2024 Studiolo at Rue du Dragon, Paris, Combat Prize, finalists’ exhibition, Museo Giovanni Fattori, Livorno, Italy, Terra Cognita, Viafarini, Milan, Guerriere d’amore nel sogno, Tana delle tigri, Florence, Per grazia ricevuta, curated by Alberto Mattia Martini, Galleria Giovanni Bonelli, Milan, Daddovero, Studiolo Bureau, Milan, The Secret Garden, Design Week, Milan, VIR Viafarini-in-Residence Open Studio, Viafarini, Milan, I Sibburchi, Chiesa della Madonna degli Studenti, Lecce; 2023 Queer Pandemia - Genesi di una Metamorfosi, Parentesi (Roma Smistamento), Rome, Come un’onda, come in volo, Palazzo Fondazione Cassa di Risparmio – Fondazione del Monte, Lugo, AFFASCINANTE, curated by Gioele Melandri and Luigi Presicce, Museo Civico Luigi Varoli, Cotignola